Gli unitaristi repubblicani e federalisti radicali contrari alla monarchia come Nicolò Tommaseo e Carlo Cattaneo; cattolici come Vincenzo Gioberti e Antonio Rosmini che auspicavano una confederazione di stati italiani sotto la presidenza del Papao della stessa dinastia sabauda.
Gli anni (1847 - 1848) vedono il sviluppo di vari movimenti rivoluzionari e di una prima guerra anti austriaca, scoppiata in occasione della rivolta delle Cinque Giornate di Milano (1848). Tale guerra condotta e persa da Carlo Alberto, si concluse con un sostanziale ritorno allo statu quo ante.
La seconda fase, nel 1859 - 1860, fu quella decisiva per il processo di unificazione italiano. Questa ultima, formata da poco più mille volontari provenienti dalle regioni settentrionali d'Italia e appartenenti sia ai ceti medi che a quelli artigiani e operai, fu l'unica impresa risorgimentale a godere, almeno nella sua fase iniziale,di un deciso appoggio delle masse contadine siciliane, all'epoca in rivolta con il governo borbonico, e fiduciose nelle promesse di riscatto fatte loro da Garibaldi.
La dichiarazione del Regno d'Italia, si ebbe nel 17 marzo 1861. Il nuovo regno manterrà lo Statuto albertino, la costituzione concessa da Carlo Alberto nel 1848 e che rimarrà interrottamente in vigore fino 1946.
Che non si trattasse di un fenomeno di semplice criminalità è dimostrato dal fatto che si ritenne necessario l'intervento del esercito regio e l'emanazione di leggi speciali (la legge Pica 1863) che applicavano la legge marziale nei territori del Mezzogiorno italiano.
L'unificazione vine poi quasi interamente completata con l'annessione del Veneto a seguito della disastrosa partecipazione dell'Italia alla Guerra austro - prussiana del 1866 (Terza guerra d'indipendenza).
Seppure alla proclamazione del Regno d'Italia, fosse stata indicata Roma come capitale morale del nuovo stato, la città rimaneva la sede dello Stato Pontificio. Alcune terre papali (Marche ed Umbria errano state già annesse durante la discesa del esercito piemontese in soccorso di Garibaldi, che stava realizzando la conquista del Meridione, mallo stato della chiesa rimaneva sotto la protezione delle truppe francesi che continueranno a difenderlo dai due tentativi falliti di Garibaldi (giornata del Aspromonte e battaglia di Mentana), con la connivenza del governo italiano di Urbano Rattazzi. Solo dopo la sconfitta e cattura di Napoleone III a Sedan nella guerra franco - prussiana, le truppe italiane con Bersaglieri e Carabinieri in testa, il 20 settembre 1870, entrarono dalla breccia di Porta Pia nelle capitale.
Dopo il plebiscito del 2 ottobre 1870 che ha fatto l'annessione di Roma al Regno d'Italia, nel giugno del 1871 la capitale d'Italia, già trasferita in ottemperanza alla Convenzione di settembre 1864 - da Torino a Firenze, divenne definitivamente Roma.